Tecnicamente si parta di Workers buyout (d’ora innanzi Wbo) e nel nostro Paese sta prendendo sempre più piede: è il fenomeno per il quale un’azienda in crisi viene rilevata e controllata dai suoi stessi dipendenti riuniti in cooperativa al fine di evitarne la chiusura o affrontarne il ricambio generazionale, specie in caso di impresa a conduzione familiare.
Quanto alle modalità di intervento, i lavoratori, impiegando risorse proprie (per esempio le somme relative all’anticipo del TFR) possono acquistare o ricapitalizzare l’azienda, oppure far fronte a una riduzione dei compensi in caso di costi eccessivi, o ancora possono sfruttare le loro competenze per migliorarne le potenzialità.
Costituendo un possibile rimedio ai fallimenti della gestione societaria tradizionale, il Wbo, grazie all’adozione di un modello partecipativo e cooperativo, viene spesso sostenuto da incentivi pubblici e utilizzato come uno strumento in grado di integrare politiche attive del lavoro e di sostegno allo sviluppo economico.
L’interesse del nostro legislatore verso questo istituto risale addirittura agli anni ’80, precisamente alla L. 49/1985 dal titolo “Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione”, meglio conosciuta come Legge Marcora. Questa normativa ha promosso la costituzione di cooperative di lavoratori licenziati, in cassa integrazione ovvero dipendenti di aziende in crisi o sottoposte a procedure concorsuali, attraverso un fondo di rotazione volto a finanziare progetti presentati da società cooperative, nonché un fondo statale speciale preposto alla salvaguardia dei livelli occupazionali tramite nuove iniziative imprenditoriali in forma cooperativa.
L’evoluzione normativa, tuttavia, non si è fermata alla Legge Marcora. Nel corso degli anni è stata introdotta la possibilità di richiedere anticipatamente l’indennità di mobilità (oggi confluita nella Naspi) per mettersi in proprio o per associarsi in cooperativa in conformità delle norme vigenti; oppure per avviare un’attività in forma di auto-impresa o microimpresa; o ancora per sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa in cui il rapporto mutualistico ha a oggetto la prestazione di attività lavorative da parte del socio.
Inoltre, ai lavoratori sono state accordate agevolazioni di natura fiscale ed economica, nonché particolari diritti come quello di prelazione sull’acquisto o l’affitto dei beni appartenenti a imprese sottoposte a fallimento, concordato preventivo, amministrazione straordinaria o liquidazione coatta amministrativa. Dopo un buon avvio, le esperienze legate al Wbo sono notevolmente rallentate negli anni della crisi (2002-2009) per poi riprendere vigore dal 2010 aa oggi. Per un consolidamento e una maggiore diffusione del fenomeno, sarebbe opportuno che le misure già esistenti vengano integrate con ulteriori soluzioni migliorative (rafforzamento di competenze manageriali dei lavoratori coinvolti, velocizzazione tempi acquisizione/avvio impresa, ampliamento incentivi fiscali, ecc.) da concordare magari con le istituzioni locali e da portare, infine, all’attenzione dei tavoli di crisi.