Bene prevalenza investimenti su sussidi, ma attenzione a settori più colpiti dalla pandemia e al Sud.
Per un’efficace implementazione del PNRR è necessaria la collaborazione tra pubblico e privato, e in particolare privato sociale; ed una governance adeguata, con una gestione affidata non a “task force”, bensì a dispositivi di coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali sia nella fase strategica sia operativa. Le parti sociali apportano progetti rapidamente attivabili in virtù delle esperienze radicate nei settori produttivi, e sostegno alla PA nelle fasi realizzative.
A dirlo, nel corso dell’incontro con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, è il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Mauro Lusetti, anche a nome dei Copresidenti Maurizio Gardini e Giovanni Schiavone.
“Conosceremo a breve i dettagli del piano che sarà inviato a fine mese -ha aggiunto Lusetti- in ogni caso ci preme sottolineare alcuni punti: la centralità del MEF, e principalmente della Ragioneria generale dello Stato, assieme a Ministeri di riferimento come centri di spesa, se da un lato garantisce controllo e monitoraggio delle risorse, dall’altro rischia di sacrificare la dialettica partenariale, occorre trovare un meccanismo codificato di partecipazione partenariale; il rafforzamento della PA deve improntarsi a sburocratizzazione e qualità delle assunzioni, non a internalizzazione di servizi; bene la definizione di target, tempi, e costi, ma occorre dettagliare la ricaduta territoriale; sul Mezzogiorno, la quota di spesa, da indiscrezioni, al 40% è un buon segnale”.
Sui criteri del Piano, l’Alleanza condivide la prevalenza di investimenti rispetto ai sussidi, ma ritiene necessario conservare alcune aree di intervento eccezionale: i settori produttivi più colpiti dall’emergenza; la transizione digitale ed ecologica; il contrasto alla povertà nei segmenti sociali più a rischio; il Sud e le aree interne.
“Gli investimenti -ha sottolineato Lusetti- costituiscono la strada maestra per la ricostruzione del Paese e il riavvio di un ciclo di sviluppo che ne modernizzi strutture e società, nel segno della sostenibilità e dell’inclusione sociale. Significa investire in infrastrutture materiali, ma pure in sociali e culturali; adottare, come criterio di selezione dei progetti e delle misure, l’obiettivo della massima occupazione possibile; assicurare un’ampia partecipazione del sistema produttivo, non solo dei grandi players pubblici e privati; accompagnare agli investimenti pubblici un nuovo ciclo di investimenti privati”.
A tal proposito, l’Alleanza ha espresso la preoccupazione che la PA, e in particolare le stazioni appaltanti, siano ostacolo al “tiraggio” di spesa richiesto, per cui il tema dirimente è quello della riduzione e della qualificazione delle stazioni appaltanti. La vera sfida è semplificare sulla strada già tracciata dal decreto Semplificazioni, ovvero durante la programmazione, la progettazione e le autorizzazioni. Occorre ridurre i tempi tra le diverse fasi delle procedure a monte della gara.
Infine, sul fronte delle misure per il lavoro, l’Alleanza indica la necessità di uscire dal divieto di licenziamento attraverso un percorso graduale, prevedendo un regime differenziato: impossibilità di licenziare per le imprese che utilizzano gli ammortizzatori Covid, possibilità di farlo per quelle che non li usano, stimolo a prepensionamenti in ottica di ricambio generazionale e più efficaci strumenti di politiche attive, riqualificazione e ricollocazione.