Banche, l’appello di Federcasse: «Cambiare le regole anti Bcc»

C’è un treno che passa in Europa per la modifica delle regole bancarie e, una volta tanto, l’Italia deve cercare di non perderlo. Nell’immagine dei vertici di Federcasse, auditi ieri in Commissione bicamerale sulle banche, il treno è la revisione della direttiva europea Crd VI sulla normativa prudenziale e del regolamento europeo Crr, già in fase di avanzata elaborazione al Consiglio europeo in vista della fase di negoziato tra i co-legislatori (cosiddetto Trilogo). Le banche di credito cooperativo, ha ricordato il presidente dell’associazione Augusto Dell’Erba, soffrono «per un’equazione onerosa che altera la concorrenza» sono piccole banche che però facendo parte di un gruppo cooperativo considerato significant (ossia con un attivo sopra i 30 miliardi) vengono classificate a loro volta significant e sono quindi attratte nella sfera della Vigilanza della Bce e tenute ad osservare i requisiti prudenziali tra i quali i ratio patrimoniali e i requisiti di idoneità per i membri dei cda che sono gli stessi applicati ai grandi gruppi bancari europei. Il problema nasce dall’asimmetria tra le regole bancarie europee, datate 2013, e la riforma italiana delle Bcc del 2016 che ha introdotto il gruppo bancario cooperativo, sconosciuto tre anni prima. Ecco perché l’unica strada, sostiene il vertice di Federcasse, è risalire a monte e correggere la norma europea. Il presidente di Federcasse, con il dg Sergio Gatti, ha spiegato che non serve riaprire il dibattito sulla mancata scelta, all’epoca, di un fondo di garanzia istituzionale, il cosiddetto Ips, alternativo al gruppo bancario. La riforma è stata fatta e i due gruppi Iccrea e Cassa Centrale Banca oggi si sono stabilizzati con «investimenti rilevantissimi». Tornando al nodo europeo, Dell’Erba ha sottolineato il paradosso di un principio di proporzionalità delle regole che in Europa si applica a tutti ma non alle piccole banche cooperative italiane. Federcasse chiede quindi al Governo di farsi promotore in Europa di alcune modifiche, basterebbero pochi emendamenti alla direttiva e al regolamento, per avere riconosciuto quel diritto di proporzionalità che la normativa europea non riconosce alle bcc e alle casse rurali. Una fiducia nella capacità negoziale italiana che negli scorsi anni non sempre ha avuto risultati lusinghieri in particolare nel confronto con la Dg Comp (caso Tercas su tutti salvo poi ottenere ragione ex post dalla Corte di Giustizia Ue). La Commissione banche con la presidente Carla Ruocco si è impegnata per una moral suasion con il Governo e con il Parlamento europeo considerato il ruolo positivo che le bcc stanno avendo. Il tema del completamento della riforma delle bcc con una minima modifica delle norme bancarie Ue sarà sottoposto anche al ministro Daniele Franco la cui audizione, ha anticipato Ruocco, sarà il prossimo 11 aprile. Il ministro dovrà rispondere sulle banche pubbliche ha affermato Ruocco senza citare esplicitamente il tema Mps che sarà con molta probabilità tra le domande dei membri della Commissione, dopo il recente brusco cambio di governance deciso dal Mef, che deve affrontare limpervia trattativa per la proroga dei termini per la cessione del controllo in base alla normativa sugli aiuti di Stato.

Fonte: Il Sole 24 Ore|23 febbraio 2022|FINANZA E MERCATI|p. 31|di Gerardo Graziola